Il 15 novembre 1848 a Roma sulle scale del palazzo della Cancelleria viene assassinato il primo ministro di Papa Pio IX, Pellegrino Rossi. Economista, politico, giurista, nativo di Carrara, fugge in Francia e poi a Ginevra alla caduta in Italia dell’ultimo baluardo antiaustriaco, costituito dal tentativo di Luigi Murat di riconquistare nel 1815 il regno di Napoli.
Siamo alla fine della vicenda napoleonica.
Trascorre anni in Svizzera ed in Francia, dedicandosi all’insegnamento di diritto e di economia politica. Nominato ambasciatore di Francia presso lo stato della Chiesa, si trova a Roma, al momento dell’elezione di Pio IX al soglio di San Pietro, quando a Parigi scoppia la rivoluzione di febbraio, che abbatte la monarchia ed istaura la repubblica.
Contando sull’amicizia del nuovo papa, Pellegrino Rossi rimane a Roma, acquisendo anche la cittadinanza dello stato pontificio, di cui diviene primo ministro. Si pone obiettivi ambiziosi, formulando un programma di riforme liberali peraltro mai decollate: abolizione dei privilegi feudali, soppressione delle esenzioni fiscali, separazione tra potere religioso e potere civile.
Le sue proposte sono troppo liberali per la curia romana, troppo egualitarie per i conservatori, troppo poco democratiche per i rivoluzionari. In pratica Pellegrino Rossi si rende odioso quasi a tutti. Il suo assassinio segna l’inizio di quella serie di eventi che porteranno alla nascita della Repubblica romana, l’anno dopo. |